L’Associazione Culturale Gruppo Logos
presenta
Maurizio Mosetti
in
L'INCISCIATURE
i sonetti di Giuseppe Gioachino Belli
Opera multimediale
basata sui sonetti di Giuseppe Gioachino Belli
Con la partecipazione del Prof. Marcello Teodonio
(Presidente del Centro Studi Giuseppe Gioachino Belli)
Elaborazioni audio-video e regia a cura di Maurizio Mosetti
Ventotto sonetti (e un canto
di Giacomo Leopardi) formano la "materia prima" di questo spettacolo
dedicato ad uno dei più grandi poeti italiani di tutti i tempi.
Nato a Roma nel 1791 e qui morto nel 1863. Visse svolgendo modesti
impieghi nell'amministrazione pontificia. E' autore della più grandiosa
raccolta di sonetti della letteratura non solo italiana: il totale di 2279
fu raggiunto in due fasi creative, 1830-37 e 1843-49. Giudicandoli
scandalosi moralmente e politicamente, Belli affidò gli autografi a mons.
Vincenzo Tizzani con l'incarico di bruciarli dopo la sua morte; il
monsignore, invece, li salvò, consegnandoli al figlio del poeta.
Nell'Introduzione Belli si trincerò dietro l'alibi della fedele
documentazione, dichiarando di aver voluto "lasciare un monumento di
quello che oggi è la plebe di Roma". In realtà, adottando un romanesco
vivo e vigoroso, egli si trasferisce, non senza complicità, nelle
strutture mentali del popolano e, dal suo punto di vista, legge e
interpreta le cose di questo mondo e dell'aldilà. Gli effetti comici
mimetizzano, senza cancellarla, una visione disperata dell'esistenza che
travalica l'orizzonte romano.
La Roma pontificia, nell’ultimo periodo del dominio temporale, con la sua
religiosità superstiziosa e carnale e l’empietà che nasce da un’eccessiva
confidenza con i riti e le cose sacre, con il suo fasto papale e
cardinalizio e l’inaudita miseria del popolo, con la sua ignoranza satura
di corrotta saggezza, con i suoi istinti servili e ribelli, è ritratta dal
Belli nei suoi sonetti, in un quadro di straordinaria potenza. E’ un mondo
desolato e immobile; e dietro di esso c’è la filosofia del popolano,
cresciuta su un’esperienza secolare di ingiustizia, di fame, di
umiliazione, rassegnata all’inevitabilità di un destino cattivo.
Su uno schermo "velatino" e sul personaggio, il "parlante" (Maurizio
Mosetti in costume nero, maschera e papalina), vengono proiettate immagini
(citazioni ed elaborazioni da opere di Piranesi, Botticelli, Tintoretto,
Da Ponte, Michelangelo, Giotto, Cavalier d'Arpino e Goya) accompagnate da
elaborazione sonore e musiche che formano la colonna sonora dell'opera.
Suoni e musiche che scandiscono ed enfatizzano l'interpretazione dei
sonetti. |