Associazione Culturale Gruppo Logos

Ermòsés Teatro Laboratorio

presentano

 

MAURIZIO MOSETTI

GIRODIRÈ

 

Fiabe e Leggende della tradizione popolare italiana

( senza destinazione di età )

 

Nell’Ottocento quella che noi oggi siamo abituati a considerare “letteratura per l’infanzia” non aveva una destinazione d’età. Era un racconto di meraviglie, una piena espressione dei bisogni poetici.

Si tratta di fiabe e leggende della tradizione popolare italiana, racconti di giovani immortali, zappatori musicisti, barbieri orologiai, figlie da maritare, bambini petrilli, ragni e “sarcicce”.

Sono storie di ieri, di oggi e per sempre, in un giro armonico di re.

“Le fiabe sono nella loro sempre ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane, una spiegazione generale della vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminio delle coscienze contadine fino a noi; sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna."

(Italo Calvino)

Lo spettacolo è andato in scena in prima nazionale a NARRASTORIE. Festival del racconto di strada, direttore artistico Simone Cristicchi. Arcidosso (GR), Corte del Castello 25 agosto 2017

Raccontare storie/fiabe senza destinazione di età, partendo dalla tradizione orale dialettale, tradotta in lingua e reinterpretata. Andare oltre la traduzione codificata nella lingua italiana.

Ricercare un lingua espressiva personale, un misto di espressioni ancestrali e le regole di una corretta dizione. La ricerca di una s/grammatica emotiva fortemente legata alle proprie radici, attraverso l'interpretazione di fiabe e leggende della tradizione popolare italiana.

Nel mio caso, essendo nato e vissuto tra Roma e la Ciociaria, ho approfondito lo studio e la pratica del dialetto romano (a partire da quello ottocentesco di Giuseppe Gioachino Belli) e quello ciociaro parlato in quella che era considerata "campagna romana". Le tradizioni, le storie, il ricordo del suono delle voci dei miei nonni e dei miei genitori, sono il patrimonio prezioso da cui ho attinto linfa vitale per cercare di "restare umano", senza alcuna nostalgia  per un mondo che non c'è più.

E' questo il cuore della mia ricerca: la contemporaneità, nella sua espressione estremizzata, produce un linguaggio sincopato, balbettante, "sintetico", anaffettivo. Io non vorrei sincopare, balbettare, sintetizzare eccessivamente e "anaffettivare" (scusate il brutto neologismo). Per questo, per cercare di "restare umano" mi invento una lingua, un'espressione artistica, che  mi rappresenti con forza e calore, per quello che sono oggi.

Maurizio Mosetti