I
SONETTI DI GIUSEPPE GIOACHINO BELLI
1253 (1252). ER BÙSCIO DE LA CHIAVE
Gran nove! La padrona e cquer Contino
Scopa de la scittà, spia der Governo,
Ar zòlito a ttre ora se chiuderno
A ddì er zanto rosario in cammerino.
"Ebbè," cominciò llei cor zu' voscino,
"Sta vorta sola, e ppoi mai ppiù in eterno." -
"E cche! avete pavura de l'inferno?"
J'arisponneva lui pianin pianino.
"L'inferno è un'invenzion de preti e ffrati
Pe ttirà nne la rete li merlotti,
Ma nnò cquelli che ssò spreggiudicati."
Fin qui intesi parlà: poi laggni, fiotti,
Mezze-vosce, sospiri soffogati...
Cos'averanno fatto, eh ggiuvenotti?
29 aprile 1834
Testo
ipertestualizzato completo di liste e concordanze delle parole
La numerazione dei sonetti è quella seguita da Roberto Vighi
(Giuseppe Gioachino Belli Poesie Romanesche - Libreria dello Stato
1988-1993).
La numerazione tra parentesi fa riferimento all'edizione Vigolo
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